Si sono incontrati ieri nella sede genovese del quotidiano Il Secolo XIX e tra aneddoti, ricordi, speranze, è stato il calcio italiano il protagonista dell'incontro; i tecnici delle 5 formazioni liguri Sinisa Mihajlovic (Sampdoria), Gian Piero Gasperini (Genoa), Ninni Corda (Savona), Devis Mangia (Spezia) e Luca Prina (V.Entella) hanno raccontato e si sono confrontati come mai. Il mister aquilotto Devis Mangia:
IL RUOLO DEL MISTER IN ITALIA - Credo che la forza di un allenatore sia data dalla società che ha alle spalle, perchè quando un tecnico ha l'appoggio da parte di questa, la possibilità di mettere in pratica il proprio credo calcistico e di difenderlo quando ci sono delle difficoltà, allora il lavoro quotidiano ne giova enormemente ed i risultati arrivano. Se ci confrontiamo con l'esterno, ci rendiamo conto dell'importanza di avere un modello diverso, il calcio italiano ha bisogno di aiuto e bisogna iniziare a lavorare a partire da ogni singola realtà per fra crescere tutto il movimento.
L'ESPERIENZA IN NAZIONALE e L'APPRODO ALLA GUIDA DELLE AQUILE - In Nazionale mancava la quotidianità del lavoro sul campo, ma è stata un'esperienza fondamentale per la mia crescita, dato che mi ha concesso la possibilità di conoscere attentamente le nuove leve italiane ed internazionali. Nella mia carriera non ho mai fatto il calciatore, quindi quando si è presentata la possibilità, non ci ho pensato due volte, ma dopo la finale dell'Europeo era tempo di tornare a lavorare quotidianamente con un club ed ho avuto la fortuna di arrivare allo Spezia, una società importante ed ambiziosa, dove si lavora giorno dopo giorno per scrivere una nuova pagina di storia. Il rapporto con i tifosi crescerà di pari passo con i risultati che riusciremo ad ottenere; c'è grande passione intorno alla maglia bianca e noi dobbiamo conquistare la stima e l'affetto dei nostri tifosi sul campo, mantenendo sempre alto il grande entusiasmo della piazza spezzina.
-LA CHIAVE DEL SUCCESSO: a mio parere per ottenere risultati importanti è fondamentale l'empatia. Quando nasce tra mister e giocatori si possono tagliare traguardi anche insperati, ma allo stesso modo è fondamentale che quesa si sviluppi tra le varie componenti che gravitano intorno alla squadra, pertanto ci deve essere empatia tra mister e società, tra mister e tifosi, tra squadra e tifosi, perchè tutte sono componenti fondamentali per una stagione di successo.
-NON SOLO NUMERI: il calcio italiano è innamorato dei numeri, ma il sistema di gioco non sarà mai lo stesso per tutti, infatti se più mister schierano un 4-2-3-1, questo non vuol dire che le squadre giochino allo stesso modo. Il calcio è uno sport dinamico, i numeri sono statici. Se guardiamo i tre difensori che schiera Gasperini, questi sono quasi dei terzini e non dei centrali come si immaginerebbe parlando di una difesa a tre, pertanto il sistema di gioco è semplicemente buttare dei numeri a caso, mentre bisognerebbe parlare di interpretazione e approccio.
-IL MOMENTO DEL CALCIO ITALIANO: sono anni che diciamo di essere in crisi, ma non facciamo nulla per cambiare il trend. In Italia se una squadra gioca un buon calcio, attacca di continuo e mantiene il possesso palla, ma perde contro una squadra che si chiude per 90' e che segna nell'unica ripartenza, il tecnico della squadra che gioca, ma perde, viene ritenuto un 'fesso', mentre viene elogiato il tecnico che ottiene il risultato a discapito del gioco. Gli allenatori dovrebbero iniziare a lavorare sulla propria squadra invece di basare il proprio lavoro sul come contrapporsi agli avversari: ne gioverebbe il calcio italiano, sia dal punto di vista dello spettacolo, che della qualità.
-I GIOVANI IN ITALIA: una volta il settore giovanile aveva altre dinamiche e veniva curato sicuramente di più, mentre ora, molto spesso, chi lavora con i giovani non è un educatore,ma pensa già a voler allenare i grandi, parlando già di tattica e moduli, pertanto si è tolto dal centro del progetto il bambino. Dobbiamo imparare a lavorare come in Spagna, Olanda, Germania, realtà in cui la tattica viene dopo e dove si pensa in primis ad insegnare a giocare a calcio; bisogna guardare indietro nel tempo, quando si lavorava sul giocatore.
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