Con Emilio Tonoli, allenatore dei portieri dello Spezia, abbiamo affrontato l'argomento de 'Il portiere come atleta pensante', l'inquadramento dell'estremo difensore come leader dell'area di rigore, parte integrante del reparto difensivo e della squadra. Mister partiamo dalla metodologia del lavoro applicata in questi primi giorni di ritiro e che proseguirà poi una volta rientrati alla base:
"Stiamo sviluppando una metodologia di lavoro basata sullo studio della geometria del triangolo difensivo. Le tematiche più importanti da sviluppare in termini di approccio situazionale al ruolo ed allo studio dei particolari sono: il portiere nell'area di competenza, il portiere come giocatore di movimento fuori dall'area di competenza e di conseguenza l'importanza dell'utilizzo dei piedi. Ritengo che l'evoluzione passi attraverso la capacità dell'allenatore di trasferire e trasmettere il proprio pensiero (emittente-ricevente). Lo stesso deve essere un grande motivatore, con una visione spiccata del particolare che non protegga il portiere, ma che criticizzi il particolare in maniera costruttiva; l'evoluzione passa attraverso gli errori che sono uno step fondamentale della crescita"
L'evoluzione del ruolo di portiere attraverso l'allenamento giornaliero
"Punti cardine nell'evoluzione del ruolo sono: lo studio delle geometrie rispetto alla palla ed al portatore di palla (triagolo difensivo); il continuo velocizzarsi del movimento e della velocità della palla che porterà, come conseguenza, un portiere che lavora sulla velocità e sull'efficacia del gesto tecnico; velocità di pensiero, dunque un vero e proprio atleta pensante"
Il concetto di 'atleta pensante'?
"Atleta pensante si diventa lavorando sulle tre fasi del numero uno: a) fase di non possesso - posizione di attacco rispetto alla palla e al portatore di palla con conseguente copertura fuori dalla border-line o della copertura dell'area di rigore e di porta, b) fase di possesso palla - il portiere è il primo attaccante, deve essere rapido ad attaccare la border-line (16,5 m), con velocità di pensiero tattico rispetto allo sviluppo del gioco dei compagni di squadra, c) fase di adattamento - non posso attaccare la palla quindi elaborazione del dato di risposta rispetto all'arrivo della medesima, con conseguente gesto tecnico (presa, deviazione, colpo di pugno, parata con i piedi) - motorio (coordinativo-condizionale). L'estremo è costruito ed allenato in sinergia con il mister, per essere parte integrante del reparto e della squadra, il leader dell'area di rigore"
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