Il difensore aquilotto Claudio Rivalta, intervistato da GQ, racconta la sua storia: lui, come il giocatore del Barcellona Eric Abidal, dopo aver battuto il tumore, è tornato in campo e lo ha fatto da vincente; oggi può alzare con i suoi compagni il terzo trofeo stagionale. Ecco l'integrale dell'intervista:
Il 28 maggio 2011, la storia di Eric Abidal diventò favola. Il difensore del Barcellona, guarito da un tumore al fegato, rientrò da titolare nella finale di Champions League contro il Manchester United, giocò una partita strepitosa e il capitano Puyol gli consentì di alzare per primo la Coppa. Un anno dopo, la storia si ripete, con le dovute proporzioni, su un campo di calcio italiano: Claudio Rivalta, difensore dello Spezia con un passato in serie A, dopo aver superato un tumore all'intestino, torna a giocare nel finale di stagione, vince la Coppa Italia di Lega Pro e ottiene, all'ultima giornata, la promozione in B. Anche di più di una favola.
La vita di Rivalta si è complicata poco prima di Natale, quando si è dovuto sottoporre a un'intervento chirurgico urgente. Lui non ha mollato, spinto dall'unico desiderio di tornare a fare quello che più gli piace e che lo ha portato a disputare diverse stagioni in A, con Perugia, Atalanta e Torino, e a vincere un Europeo con l'Under 21 nel 2000, accanto ad Abbiati, Perrotta, Gattuso e Pirlo ("Giocatore unico, decisivo per lo Scudetto della Juve", dice). Alla fine ha sconfitto il male e in questa intervista ci racconta in che modo.
Come hai saputo che avevi un tumore?
"Solo dopo l'intervento. Anche perché si è sviluppato tutto in 15-20 giorni. Avevo avvertito un indurimento nella zona dell'ombelico, ma pensavo fosse stress. Poi è peggiorato, ha iniziato a farmi male l'addome, e il medico sociale mi ha comunicato che sarebbe stato meglio se mi fossi operato".
A quel punto, come hai reagito?
"Il primo impatto è stato forte. Sono stato assalito dai dubbi: mi riprenderò mai? Che cure dovrò fare? Ritornerò a giocare? Sono state settimane molto dure, ma sono stato fortunato perché non ho dovuto affrontare cure né prima né dopo l'intervento. Il periodo di inattività mi ha fatto riflettere, mi ha fatto sentire più vicino alle persone malate e ho capito cosa conta davvero nella vita: nella routine di tutti i giorni spesso capita di prendersela per cose futili e non importanti".
Ti senti vicino anche ad Abidal?
"Ho seguito con molta attenzione il suo caso e mi ha sorpreso che ora sia stato costretto a un nuovo stop. Io sono nella sua stessa situazione: devo fare controlli ogni tre mesi, almeno per i prossimi due anni, con la speranza che non ci siano sorprese negative".
E a te chi è stato più vicino?
"Oltre a mia moglie e ai miei bambini che mi regalavano sorrisi e voglia di vivere, devo ringraziare la società Spezia Calcio che mi ha sempre aiutato e tutelato, i compagni di squadra e l'allenatore Michele Serena. Lui è stato fantastico: mi ha sempre fatto capire che mi avrebbe aspettato e che il posto per me ci sarebbe sempre stato".
L'emozione del rientro?
"Non si può descrivere. E' stato come un sogno a occhi aperti. Ho ricominciato a giocare e nel giro di tre settimane abbiamo vinto la Coppa di Lega Pro contro il Pisa e conquistato la promozione in serie B superando il Trapani. Incredibile. A volte mi sveglio la mattina e mi chiedo se sia tutto vero. Una favola da raccontare ai bambini quando saranno grandi".
Una favola che durerà anche il prossimo anno in serie B? Rimarrai allo Spezia?
"Me lo auguro con tutto il cuore. Anche perché mi sento in debito con queste straordinarie persone. Quest'anno alla fine ho giocato poco e vorrei ripagarli sul campo della fiducia che mi è stata data. Lo merita una società seria e umana".
Che consiglio ti senti di dare a chi si ritrova, all'improvviso, nella tua situazione?
"Primo: non abbattersi mai, pensare sempre positivo, trovare un obiettivo e combattere ogni giorno per raggiungerlo. Secondo: cercare forza, coraggio ed energie nelle persone care che ti vogliono davvero bene. L'entusiasmo, per me, è stato determinante".
fonte GQ.com
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