“Per scegliere di fare il portiere, non tutte le rotelle sono al proprio posto”, parole e musica di Alessandro Iacobucci, portierone aquilotto classe ’91, alla prima esperienza in cadetteria, categoria che sta scoprendo pian piano: “La Serie B è un campionato sicuramente molto difficile, innanzitutto perché non ci sono delle partite facili; magari capita come a noi che, prima domini e vinci largamente a Livorno e poi trovi una squadra chiusa e attenta come la Ternana e fai fatica”. E contro gli umbri, le sue parate sono state decisive per tenere aperto il match, fino al pareggio in extremis di Di Gennaro: “Di certo la più difficile su Nolè nel primo tempo, in uscita bassa, ma tutti siamo stati bravi a non mollare. Dopo il loro vantaggio, non ci siamo abbattuti, ma siamo andati all’attacco in cerca del pari; poi, quando sei sbilanciato, è normale concedere qualcosa in più all’avversario, ma era importante non perdere, ed il punto ottenuto è di certo importante”. Ed è una difesa giovanissima quella dello Spezia che, nella ultime due gare, presentava due ’92 e due ’91, con il solo Garofalo giocatore d’esperienza: “Da segnalare c’è il fatto che, nonostante il cambio di uomini, la difesa continui comunque a funzionare; per quanto riguarda la giovinezza, io credo che l’età conti fino ad un certo punto, perché, una volta scesi in campo, tutto dipende da noi, da quello che vogliamo e facciamo. Personalmente? Penso solo a fare bene, ad allenarmi ogni giorno con l’obiettivo di migliorare andando a limare tutti quei difetti che ho; deve essere il mio pensiero costante, anche tra 10 anni, migliorare sempre. Con Danilo (Russo), Matej (Vozar) e mister Lotti, da subito si è creato un forte gruppo di lavoro, ma tutta la squadra è subito andata in sintonia e questo aiuta molto. Non ci risparmiamo di certo durante gli allenamenti. Anche quando si parlava di sostituti, nuovi arrivi, io sapevo che l’unica possibile risposta, era quella del lavoro duro sul campo. Per carattere mi lascio scivolare tutto addosso, al punto che qualcuno mi vede un po’ menefreghista, ma questo può essere un difetto, ma anche un pregio, perché ti aiuta a stare sempre concentrato, sul pezzo, a non dare peso a quello che si dice all’esterno. Ho cominciato a giocare in porta quando, da bimbo, sono passato dal campo a sette a quello a undici; non avevo tanta voglia di correre e, nel mito del Pagliuca interista, mi sono sempre più innamorato del ruolo. Il mio stile? Non ci penso a dire il vero, penso solo a parare; coraggioso? Quale portiere non lo è”. Lo scorso anno arrivò anche la convocazione nell’Under 21 dell’allora ct Ferrara, ora alla Samp: “Ci penso, è normale, ma non con assillo; se capiterà ancora di essere convocato, darò il massimo, come sempre”
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